C’era una volta una tartaruga che aveva come amica una piccola rondine. La tartaruga viveva in un buco, ai piedi di una grande montagna e la rondine viveva sulla parete, in una spaccatura della roccia. Un naso all’insù, e un naso all’ingiù, ogni mattina, appena il sole scaldava la parete, facevano capolino dalla roccia per salutarsi e darsi il buongiorno.
La rondine guardava il mondo dall’alto e vedeva tutto: le montagne, i ghiacciai, tagliava l’aria e seguiva le correnti; dal cielo vedeva la terra cambiare, gli uomini fare il raccolto, seminare il grano, gli alberi fiorire ed ingiallire al cambio delle stagioni. Sentiva l’aria muoversi, raffreddarsi in autunno e riscaldarsi quando si avvicinava l’estate, e vedeva i paesi crescere, dietro le montagne, e sentiva il profumo di tutte le cose cambiare.
Poi tornava giù.
La tartaruga era sempre nella stessa vallata, ed era facile da ritrovare. La rondine scendeva a terra, ed insieme facevano lunghe passeggiate, ed insieme parlavano del mondo.
La tartaruga vedeva anch’essa le stagioni cambiare, camminando tra gli alberi e mangiando i frutti che cadevano dalle piante, e di tanto in tanto incontrava gli uomini. Alla rondine piaceva il caldo dell’estate, il profumo che sale dalla terra dopo la pioggia; le piaceva il colore delle distese di grano giallo prima del raccolto, ed il modo in cui il freddo pungente in alta quota faceva prudere il naso. Anche alla tartaruga piacevano le stesse cose, e conosceva bene il freddo pungente dell’inverno. Così si trovavano spesso a sorridere e a condividere le loro esperienze, riconoscendosi l’una nell’altra. Si sentivano simili e vicine nel poter condividere quelle loro giornate insieme, parlando delle stesse cose.
Le giornate cominciarono a farsi più brevi e la rondine sapeva che di lì a poco sarebbe giunto il tempo di migrare. Parlò allora con la sua amica tartaruga, e le raccontò dell’Africa, dove il freddo delle montagne non scendeva mai a valle, a coprire tutto con la neve. Le disse: «Vieni con me, attraverseremo l’oceano, e poi torneremo la prossima estate.»
La tartaruga, che era molto affezionata alla rondine, le chiese allora di spiegarle come si volasse. Ogni giorno provò ad agitare le sue corte e tozze zampe per cercare di spiccare il volo; ma era una tartaruga, e per quanto ci provasse, nessun maestro poteva insegnarle a volare.
L’inverno si avvicinava e la tartaruga sentiva il bisogno di fare lunghi riposini, protetta dalla sua tana nel sottosuolo. Provò ad invitare la rondine nella galleria, chiedendole se volesse dormire insieme a lei per tutto l’inverno, ma la rondine già tremava dal freddo, e sapeva che non avrebbe potuto resistere a lungo là dentro; sarebbe morta.
Così si salutarono, e la rondine volò verso l’Africa, e la tartaruga si addormentò nella sua tana, in attesa del nuovo caldo. L’Africa era grande ed incredibilmente viva, e nei sogni della tartaruga lo era ancora di più.
Ma erano solo sogni.
La morale di questa favola è che.. non mi ricordo più.
Sono uno che si dimentica tutto.
uno che si è dimenticato cosa significa andare dal parrucchiere.
Sono uno che ride da solo.
Sono uno che non piange da solo.
Sono uno che odia le cose preconfezionate.
Sono uno a cui piace smontare le cose.
Sono uno a cui piace anche rimontarle, le cose.
Sono uno a cui non piacciono i dolci, ma la panna montata sì.
Sono un montato, come la panna, ma ho superato i 33 anni, quindi sono rancido.
Sono uno che non si entusiasma mai, oppure che si entusiasma troppo.
Sono uno a cui piace conoscere la gente rotta.
Sono uno che si rompe in fretta della gente che non ha dubbi.
Sono uno a cui piace il silenzio senza gli imbarazzi del silenzio.
Sono uno a cui piace ascoltare il fondo del mare.
Sono uno a cui piace guardare il fondo del bicchiere.
Sono uno a cui piace toccare il fondo.
Risalire, anche risalire mi piace, ma per arrivare alla cima ci sono molte strade, e io sono ancora fermo all’incrocio.