accalloNation

Sono uno che si dimentica tutto. uno che si è dimenticato cosa significa andare dal parrucchiere. Sono uno che ride da solo. Sono uno che non piange da solo. Sono uno che odia le cose preconfezionate. Sono uno a cui piace smontare le cose. Sono uno a cui piace anche rimontarle, le cose. Sono uno a cui non piacciono i dolci, ma la panna montata sì. Sono un montato, come la panna, ma ho superato i 33 anni, quindi sono rancido. Sono uno che non si entusiasma mai, oppure che si entusiasma troppo. Sono uno a cui piace conoscere la gente rotta. Sono uno che si rompe in fretta della gente che non ha dubbi. Sono uno a cui piace il silenzio senza gli imbarazzi del silenzio. Sono uno a cui piace ascoltare il fondo del mare. Sono uno a cui piace guardare il fondo del bicchiere. Sono uno a cui piace toccare il fondo. Risalire, anche risalire mi piace, ma per arrivare alla cima ci sono molte strade, e io sono ancora fermo all’incrocio.

Maggiore flessibilità sul lavoro.

Si, ok, bellissime teorie. Maggiore facilità di assunzione, mercato del lavoro dinamico, più gioia e felicità per tutti. Ma, cari miei, non vi è venuto da pensare che siamo in Italia, e che nel dna italico c’è un unico dominante incontrollabile pensiero?

No. Non sto parlando di fare cose più o meno sdraiati. Sto parlando dell’istintivo desiderio di trovare la via più furba. La parola flessibilità, l’abbiamo visto dalla legge Biagi in poi com’è stata interpretata. Noi figli degli anni 80 siamo flessibilissimi anche senza fare stretching. Ora ditemi: “maggiore flessibilità” cosa può voler significare?

 

 

 

Proviamo la grafica?

smerigliohd

 

 

 

 

 

 

 

 

Il contenuto non ha particolare importanza, ovviamente.

 

Così nasce.

27 ottobre 2011 @ 15:35

La genesi. Questo post ha la sola funzione di ricordare la data di creazione di questo bellissimo inutilissimo blog.

L’AMAREZZA (ANCHE NOTA COME L’AMARENA)

APATHY

Nell’organismo degli esseri umani è presente l’Amarezza -in misura maggiore o minore-,proprio come alligna il bacillo della tubercolosi. Ma le due malattie attaccano solo quando la persona è debilitata: nel caso dell’Amarezza, la malattia compare quando si manifesta la paura della cosiddetta “realtà”.
Nella frenesia di voler costruire un mondo inviolabile per qualsiasi minaccia proveniente dall’esterno, alcune persone aumentano esageratamente le difese contro l’esterno e lasciano sguarnito l’interno. Da quel momento, l’Amarezza comincia a causare danni irreversibili.
Il grande bersaglio dell’Amarezza -o del “Vetriolo”, come preferiva definirlo il dottor Igor- era la volontà. Le persone colpite dal male perdevano a poco a poco ogni voglia di agire, e nel volgere di qualche anno non sapevano più uscire dal proprio mondo, avendo sprecato enormi energie nella costruzione di alte muraglie, affinché la realtà fosse come essi desideravano.
Nel tentativo di evitare l’attacco esterno, avevano limitato la proprio crescita interiore. Continuavano a recarsi a lavoro, a guardare la televisione, a lamentarsi del traffico e ad avere figli, ma ogni cosa avveniva in modo automatico, senza alcuna grande emozione interiore -perché, in definitiva, era tutto sotto controllo-.
Il grande problema dell’avvelenamento da Amarezza era che anche le passioni -l’odio, l’amore, la disperazione, l’entusiasmo, la curiosità- smettevano di manifestarsi. Dopo qualche tempo, all’amareggiato non restava più alcun desiderio. E non aveva voglia né di vivere né di morire: ecco il problema.
Ecco perchè gli amareggiati, gli eroi e i folli erano sempre affascinanti: perché non avevano paura di vivere o di morire.
Sia gli eroi sia i folli si mostravano sprezzanti del pericolo, e andavano avanti, malgrado tutti gli dicessero di non fare una certa cosa. Il folle si uccideva; l’eroe si offriva al martirio in nome di una causa. Entrambi morivano: e gli amareggiati passavano nottate e giornate intereparlando dell’assurdità e della gloria dei due tipi. Era l’unico momento in cui avevano la forza di salire in cima alla propria muraglia difensiva per lanciare uno sguardo all’esterno: subito dopo le mani e i piedi si stancavano, e così tornavano alla solita vita.
L’amareggiato cronico avvertiva la propria malattia soltanto una volta alla settimana: nel pomeriggio della domenica. Allora, non avendo il lavoro o la routine ad alleviargli i sintomi, capiva che c’era qualcosa di decisamente sbagliato: la pace di quei pomeriggi era infernale; il tempo non passava mai, e lui si ritrovava in preda a una fortissima irritazione.
Poi sopraggiungeva il lunedì, e l’amareggiato dimenticava i sintomi, quantunque si accanisse contro il destino che non lasciava tempo sufficiente per riposare, e si lamentasse per i fine-settimana che passavano troppo velocemente.”

(Veronika decide di morire, Paulo Coelho)

La parola del giorno: Lungimiranza

lungimiranza

[lun-gi-mi-ràn-za] s.f. • Capacità di prevedere per tempo ciò che potrebbe accadere e di adeguarvi con saggezza l’agire (lungi-mirare ~ guardare lontano)

  • – Capacità assente nel dna dei politici italiani

    – Capacità di rado presente negli individui di sesso femminile durante la guida di autovetture o altri mezzi di trasporto su ruote.

    – Capacità di rado presente negli individui di sesso maschile durante la copula.

    – Capacità di rado presente negli studenti universitari al presentarsi di date di esami in concomitanza con megafeste erasmus.

    – Capacità distribuita randomicamente e in dosi squilibrate negli individui che mi ritrovo a frequentare.

La rondine e la tartaruga

C’era una volta una tartaruga che aveva come amica una piccola rondine. La tartaruga viveva in un buco, ai piedi di una grande montagna e la rondine viveva sulla parete, in una spaccatura della roccia. Un naso all’insù, e un naso all’ingiù, ogni mattina, appena il sole scaldava la parete, facevano capolino dalla roccia per salutarsi e darsi il buongiorno.

La rondine guardava il mondo dall’alto e vedeva tutto: le montagne, i ghiacciai, tagliava l’aria e seguiva le correnti; dal cielo vedeva la terra cambiare, gli uomini fare il raccolto, seminare il grano, gli alberi fiorire ed ingiallire al cambio delle stagioni. Sentiva l’aria muoversi, raffreddarsi in autunno e riscaldarsi quando si avvicinava l’estate, e vedeva i paesi crescere, dietro le montagne, e sentiva il profumo di tutte le cose cambiare.

Poi tornava giù.

La tartaruga era sempre nella stessa vallata, ed era facile da ritrovare. La rondine scendeva a terra, ed insieme facevano lunghe passeggiate, ed insieme parlavano del mondo.

La tartaruga vedeva anch’essa le stagioni cambiare, camminando tra gli alberi e mangiando i frutti che cadevano dalle piante, e di tanto in tanto incontrava gli uomini. Alla rondine piaceva il caldo dell’estate, il profumo che sale dalla terra dopo la pioggia; le piaceva il colore delle distese di grano giallo prima del raccolto, ed il modo in cui il freddo pungente in alta quota faceva prudere il naso. Anche alla tartaruga piacevano le stesse cose, e conosceva bene il freddo pungente dell’inverno. Così si trovavano spesso a sorridere e a condividere le loro esperienze, riconoscendosi l’una nell’altra. Si sentivano simili e vicine nel poter condividere quelle loro giornate insieme, parlando delle stesse cose.

Le giornate cominciarono a farsi più brevi e la rondine sapeva che di lì a poco sarebbe giunto il tempo di migrare. Parlò allora con la sua amica tartaruga, e le raccontò dell’Africa, dove il freddo delle montagne non scendeva mai a valle, a coprire tutto con la neve. Le disse: «Vieni con me, attraverseremo l’oceano, e poi torneremo la prossima estate.»

La tartaruga, che era molto affezionata alla rondine, le chiese allora di spiegarle come si volasse. Ogni giorno provò ad agitare le sue corte e tozze zampe per cercare di spiccare il volo; ma era una tartaruga, e per quanto ci provasse, nessun maestro poteva insegnarle a volare.

L’inverno si avvicinava e la tartaruga sentiva il bisogno di fare lunghi riposini, protetta dalla sua tana nel sottosuolo. Provò ad invitare la rondine nella galleria, chiedendole se volesse dormire insieme a lei per tutto l’inverno, ma la rondine già tremava dal freddo, e sapeva che non avrebbe potuto resistere a lungo là dentro; sarebbe morta.
Così si salutarono, e la rondine volò verso l’Africa, e la tartaruga si addormentò nella sua tana, in attesa del nuovo caldo. L’Africa era grande ed incredibilmente viva, e nei sogni della tartaruga lo era ancora di più.
Ma erano solo sogni.

La morale di questa favola è che.. non mi ricordo più.

Economerda.

Oggi sono particolarmente incazzato con tutto. Ma in particolare con il governo che si sta mettendo a disposizione della chiesa, allaa faccia dello stato laico e dello stato moderno e all’avanguardia. PECCATO = REATO. E’ questo il messaggio che sta passando e molto dipende dai nostri merdosissimi mezzi di comunicazione, che ci stanno per ben rincoglionendo. Il resto dipende da noi, che ci facciamo rincoglionire. Sperando di far rinsavire anche solo per un momento qualche ignaro lettore che avrà il coraggio di leggermi tutto, procedo con questo mattone. Come disse Abhram (Simpson), sarò breve. Basandoci su alcuni fondamentali punti chiave si può facilmente arrivare a dedurre che qualsiasi messaggio ci venga proposto sarà il frutto di una rielaborazione tesa a comunicarci uno o più aspetti ritenuti rilevanti dall’emittente; essere coscienti sempre e in ogni contesto di questo, è il primo passo verso un analisi corretta delle informazioni che al giorno d’oggi ci arrivano, continuamente, sotto innumerevoli forme e con indici di realismo spesso differenti ma trascurati per essere semplicemente catalogati in quanto notizie. E se una considerazione del genere può sembrare scontata, si pensi alla sufficienza con cui capita che i giovani italiani acquisiscano quotidianamente le notizie, informati da un solo quotidiano, letto perché è quello che arriva in famiglia ormai per abitudine, o ascoltando passivamente un telegiornale; atti di routine che rendono il giornalismo un arma molto potente d’informazione, ma anche di ri-costruzione della realtà.Il mondo di oggi, troppo vasto per essere appreso nella sua interezza, ci viene racchiuso in un canale specializzato a cui dobbiamo affidarci, con le dovute cautele, per essere al corrente di ciò che ci circonda giorno per giorno. Ma per farlo dobbiamo essere coscienti di come funziona, si muove, e quali interessi si muovono all’interno di un mercato di vendita dell’informazione:

è giusto ricordare quindi che la produzione di notizie è sempre soggetta ad un processo di distorsione, che ok potrà essere intenzionale o involontaria, la prima TEORICAMENTE tesa ad uno scopo spesso provocatorio, la seconda frutto inevitabile del contesto, della cultura e del tentativo di rendere oggettivo un resoconto prodotto attraverso un filtro tutt’altro che oggettivo qual’è la mente umana. Sta di fatto che pendiamo dalle labbra di ciò che ci dicono e questa visione quasi religiosa rischia di affidare ai media le redini del pensiero, e scatenare così un processo in cui le masse si adagino all’interno di una sfera pubblica illusoria in una sorta di “matrix” dove poche menti dotte rilasciano le informazioni essenziali al “quieto vivere”. Visione che fa paura ma che, analizzando l’evoluzione della società attuale non è poi così lontana dalla realtà: si pensi alla trasformazione di massa della società nell’ultimo ventennio: i media come portavoce della realtà creano la moda, gli status symbol, propongono attraverso il tubo catodico programmazioni (salvo eccezioni) di sempre minore spessore culturale e che sovente riempiono e proiettano in particolare le giovani menti verso ideali, stereotipi e sogni spesso irraggiungibili distogliendole dalla realtà e dalle problematiche quotidiane.L’informazione audiovisiva inoltre, con il suo passare da una notizia all’altra privo di connessioni, ci porta in un mondo quasi al di fuori della realtà dove le notizie appaiono in una luce distorta, e la corretta informazione viene data, ma modellata a seconda dello scopo che si vuole ottenere. Significativo citare un commento della CNN sulla prima notte di bombardamenti su Baghdad nella guerra del Golfo del 1991, in cui si sentiva “sembra di essere alla festa del 4 luglio”. Esempio più che eloquente che si cercasse di distrarre l’attenzione dal reale problema di una città che esplodeva facendola quasi passare per una festa gioiosa. È facile interrogarsi su come un evento possa essere falsato, ma quando un buon montaggio e un commento unificatore vengono assorbiti nell’ascolto quotidiano delle notizie televisive, la riflessione sulla veridicità dell’informazione, veicolata da interessi di vario genere, viene tralasciata e “il popolo ingoia” le informazioni prendendole per vere, e assorbendone tutti i messaggi annessi. È però anche vero che il diffondersi di diverse e contrapposte fonti di informazione permettono alle volenterose testine non propriamente ricolme di merda di porsi in una prospettiva più globale e di monitorare e scegliere. Non ingoiare tutto quello che viene proposto, la verità, in ogni caso dobbiamo, dovremo, crearla con la nostra testa, una volta in possesso dei codici, delle logiche attraverso cui si muove l’informazione, con i propri interessi e le proprie posizioni.

 

Dalle informazioni che riceviamo ogni giorno dipende l’economia, l’azione sociale, gli ideali e lo sviluppo del pensiero. La società è tenuta insieme da un collante di informazioni che ne scandiscono i tempi e i modi. Ma le informazioni stesse sono prodotte dalla società. Ciò che a volte ci si dimentica è che le notizie di cui noi veniamo a conoscenza non sono la realtà nella sua interezza ma semplicemente una finestra sul mondo che ricopre più interesse delle altre. Già perché il giornalismo deve fare i conti anche con la noia del lettore, ormai assuefatto alla notizia. È così che viene data visibilità nazionale al lancio dei sassi dal cavalcavia, e l’evento rimbalza su vasta scala diventando, seppur per un breve periodo, sport nazionale.

 

E al giorno d’oggi, con l’avvento di strumenti d’informazione di massa più potenti della televisione, dei giornali o della radio, come internet, dove le notizie corrono in tutto il mondo in pochi secondi e possono essere create (e quindi falsificate) e distribuite da chiunque, è importante avere dei referenti stabili di informazione conoscendone scopi, indice di politicizzazione e ambito di specializzazione e stare ben attenti a non perderli di vista, ed essere pronti a confrontarli con altri, perché se è vero che il lettore moderno si è evoluto e probabilmente non ingoierebbe ad occhi chiusi una propaganda sul modello di “il duce è buono, il duce è amico dei bambini” , è anche vero che l’informazione, da sempre legata all’ambito politico, si è evoluta di pari passo e se acquisita senza spirito critico rischia di mostrarci solo un lato della medaglia. Sussiste un rapporto biunivoco tra giornalismo e società, l’uno plasma l’altra e di conseguenza si deve adattare alle nuove esigenze di quest’ultima, pena la perdita di credibilità e di interesse. Il boom della televisione come medium ne è una testimonianza agli occhi di tutti. L’avvento dell’informazione audiovisiva infatti, ebbe un impatto talmente grande da catalizzare l’interesse della gente, indifesa di fronte al realismo dell’immagine in movimento, “raccontata” da voci autorevoli. E tuttora ricopre un ruolo fondamentale, in quanto mezzo immediato, rapido, coinvolgente, attorno al quale si sono sviluppati interessi enormi, e che hanno fatto del mercato-notizia nell’ultimo ventennio un vero e proprio business, seppur, il piccolo “inconveniente” dell’etica professionale ne abbia frenato i margini di sviluppo. Questa ovviamente vuole essere una semplice provocazione atta però a collocare meglio quello che è oggi un industria che deve fare i conti e relazionarsi con pubblicità, marketing, e indici di “gradimento” del pubblico. La proposta delle notizie al giorno d’oggi è studiata, ed è in atto un processo di “stasi” in cui le notizie, ritmate quotidianamente nei propri spazi dedicati, non possono prescindere da determinate esigenze. La notizia, va creata e selezionata in modo da seguire il pubblico e i punti focali d’interesse del momento. Se quindi l’interesse momentaneo si riversa sul mercato dei cani in corea, e l’opinione pubblica è sensibilizzata verso l’argomento, un caso di maltrattamento di animali avrà un ruolo di maggiore rilevanza nell’attribuire rilevanza agli innumerevoli accadimenti che si discostano dalla routine e che creano quindi una notizia. Per citare un argomento più attuale, l’allarme terrorismo esploso, (o fatto esplodere) fa si che qualsiasi ordigno esplosivo o attentato alla vita pubblica assuma un ruolo da prima pagina. Si viene a creare però in questo ambito un processo che rischia di semplificare la realtà a fatti eclatanti, spesso enfatizzati o forzati in modo da suscitare maggiore coinvolgimento. C’è da chiedersi il perché del bisogno di una ricerca di fatti “estremi” per catalizzare l’interesse del pubblico.
La risposta è probabilmente nella ripetitività con cui determinati accadimenti più o meno gravi come la politica piuttosto che omicidi o incidenti stradali entrano al giorno d’oggi nelle nostre case diventando abitudine. Si rischia di distorcere la percezione della realtà semplificandola ad una serie di eventi narrati per occupare un determinato spazio, assistendo ad una quotidianizzazione dell’imprevisto che da un lato ci può rendere coscienti del mondo attuale, ma dall’altro ci rende immuni a fatti di per sé carichi di significati su cui probabilmente, non riflettiamo più quanto dovremo. E il paradosso sta nell’evoluzione e nella crescita disarmante nel mercato di una branca del giornalismo fatta di notizie spicciole, mondane, “easy”, che ci proiettano nel mondo di Biancaneve con il principe azzurro William d’Inghilterra che riesce addirittura a guidare una macchina sportiva, sebbene debba guardarsi dal non meno capace Emanuele Filiberto di Savoia i ntento a tagliare un nastro ad un inaugurazione piuttosto che a concedersi il meritato riposo in compagnia di una stupenda ragazza sulle spiagge di Porto Cervo. Quello che viene detto Gossip ne è solo una minima parte se si considera la quantità di “singole irregolarità” che tendono a fare notizia: la bambina che parla ai cani, lo scandalo di Bill Clinton. Ma se è vero che il giornalismo si relaziona alla propria utenza c’è da chiedersi il perché si sia verificato tutto questo. Se la produzione di notizie tende ad attribuire un maggiore indice di “notiziabilità” ad accadimenti simili, significa forse che stiamo inesorabilmente diventando tutti suocere in cerca di qualche pettegolezzo?

AGGIUNGEREI VAFFANCULO.

 

PERFETTO.

Si illudeva, Frank, di poter costruire attimi perfetti. Ne curava ogni particolare, in modo da renderli indimenticabili per sé e per chi incontrava sulla sua strada.

Avvicinati, spostale delicatamente i capelli sul lato del viso, quasi accarezzandola. Avvicinati, respira lentamente, bagnati le labbra.. fermo. Sei troppo vicino, sfiorala. Aspetta che ti baci lei. Perfetto. E’ così che devi fare. Perfetto.

Il bacio non era un apostrofo come si diceva nei cioccolatini, era una sinfonia provata e riprovata, e lui non lasciava niente al caso. Perfetto, sì.  Costruire quei dettagli ed osservarli, attore e spettatore, nel loro compiersi, era un gioco bellissimo. Il suo gioco.  Ma dopo, dopo non gli restava altro che una fioca soddisfazione, come in una mano di poker giocata con astuzia a un tavolo di novellini. Facile, troppo. Scontato rivolgere lo sguardo a quella successiva. Si distraeva alla fine dell’ennesimo giro di valzer a cercare particolari insignificanti che giustificassero quell’insoddisfazione che rimaneva. Con Claire gli capitava spesso di distrarsi a guardare il neo che le stava accanto al labbro e di pensare a quanto fosse disarmonico, oppure di far caso al sapore che gli rimaneva sulle labbra e sentire che non gli apparteneva: troppo diverso, acido. Lo sguardo volava su quei lunghi capelli neri e ricci che le cadevano sulle spalle e lui pensava a quanto stonassero poggiati sulla sua pelle, troppo bianca.

Quella sera Frank decise di uscire con Greta, la figlia del mugnaio, una ragazzina indisponente e altezzosa, ma molto carina. Si trovarono lungo la via di ciottoli che portava fuori dal paese. Nel tardo pomeriggio, perfetto, che il sole era ancora alto ma non bruciava più la pelle come a mezzogiorno. C’erano grandi campi gialli di spighe tutt’intorno, tanti che ci si poteva perdere. Tra i campi di grano Greta iniziò a burlarsi di Frank, ad infilargli le spighe sotto il collo della camicia, spighe antipatiche che gli scendevano fastidiose e puntute fino ai pantaloni. La odiava. Non era come tutte le altre ragazze e non riuscire a gestire quell’incontro lo metteva a disagio. Greta continuava a ridere, a lanciargli le spighe, a correre in mezzo a quel mare giallo. Frank capì che quella ragazza non sarebbe stata sua, che non aveva nessuna intenzione di lasciarlo fare, e ormai stufo iniziò anch’egli a bersagliarla con piccole spighe pungigliose. Corsero per quei campi tutta la sera, ridendo, sputandosi e tirandosi addosso quelle piccole freccette pelose, e Frank si accorse che era da tanto che non si sentiva così libero. E urlarono, e corsero, e si rotolarono giù dalle collinette. Si faceva sera e stremati, sudati e sfiniti dalla corsa e dalle risate si lasciarono cadere all’indietro, per guardare un po’ il cielo prima di tornare al paese. Frank respirava l’aria tiepida con gli occhi chiusi e sentiva il vento che gli seccava il sudore fresco sulla fronte. Greta era stranamente in silenzio, e Frank fece per riaprire gli occhi quando un bacio gli sfiorò le labbra. Allora la vide, che lo guardava, con quel musetto sorridente e dispettoso, e si accorse che fino a quel momento aveva sbagliato tutto. Ma non sapeva più cosa fare, le mani gli tremavano, e sfiorare quella pelle era un brivido. Dal petto il cuore bussava con tonfi pieni e forti. Provò a baciarla di nuovo, e mentre le si avvicinava si accorse che il mondo intorno spariva: non c’erano più particolari a cui dar peso, non c’erano più giochi da condurre. La baciò e stette lì, sospeso, per un secondo, due. Un attimo, Frank riaprì gli occhi e in quel momento si accorse che non c’era mai stato niente di più meraviglioso. Non era il bacio. Era l’istante dopo. Quando le labbra si allontanano quel tanto giusto per poter vedere due occhi anziché uno. Era quell’attimo ciò che stava cercando. Riaprire gli occhi e vedere l’amore, nient’altro. E sentire un sorriso formarsi sulle proprie labbra, inevitabile quasi quanto la voglia di assaggiare di nuovo quella pelle che stava lì, a pochi centimetri dal suo naso.

I GIGANTI DEL CAZZO

Oggi sono andato a vedere i velieri. Il molo ichnusa ospitava un paio di belle barchette straniere di qualche centinaio di metri. Penso “figata.” La valorizzazione del molo ichnusa come zona di intrattenimento dovrebbe partire proprio da manifestazioni come questa, insomma quale migliore attrazione per un molo che aver sartie e gomene in bella vista con lussuoso veliero al seguito. Dunque arrivo, gli alberi delle barchettone si vedono già da via Roma, bellissimi. Approfittando del sabato, la gente è copiosa. Non mosche, copiosa, ma c’è una cosa che subito mi fa incazzare come un babbuino: L’INGRESSO SI PAGA. Ma che senso ha tutto questo? E perchè non l’hanno detto prima????

Perchè una manifestazione organizzata dal comune per valorizzare uno spazio aperto semi abbandonato dev’essere a pagamento? Si è mai vista gente pagare per vedere i fuochi d’artificio o per entrare che so, a monteclaro?

MA SOPRATTUTTO PER STARE 10 MINUTI A VEDERE DUE MERDE DI VELIERI (CHE TRA L’ALTRO HO GIA’ VISTO DA FUORI MA SOLO PERCHE’ NON HANNO ANCORA INVENTATO DEGLI SPRAY CHE INIBISCANO LA VISTA AI NON PAGANTI) POSSO IO PAGARE NON 1, NON 2, MA 7 EURO?? QUATTORDICIMILALIRE. (NO DAVIDE, 7 EURO, BASTA PARAGONI, la lira è morta). NO CHE NON POSSO. Mi sentirei un deficente quasi come se dovessi pagare per respirare e poco ci manca. Dieci minuti di passeggiata non costano sette euro!!! Al massimo 2, e solo se mi assicurano che non ci saranno cacche di cane e cingomme masticatesputate sulla mia strada. Insomma, allibito mi rifiuto di entrare, e gironzolo per il perimetro della “recinzione”. Le vie per eludere il personale di sorveglianza sono innumerevoli, ma io non entro perchè ormai sono troppo infastidito, mi basta sapere che gliel’avrei potuta mettere nel posteriore.

Per la cronaca, sta cagata dura fino al 26. Una delle navi il 26 parte e fa una crociera di 7 giorni fino a Malaga (o Palma di maiorka non ricordo). In ogni caso costa 271 euro. Poco. Però poi da là dovete tornare coi vostri piedi perchè non fanno andata e ritorno.

DISGUSTORAMA.

 

“…e quello è il momento che ti distrugge. perchè tu cosciente del tuo essere un pozzo senza fondo ti sei portato pochi soldi apposta. Ma non consideri che ci può essere un fornitore ufficiale accanto a te.”

Oggi giornata allegra.

Ma è puttanamente possibile che uno non riesca a trasformarsi in stupido un santo giorno e non sentire l’incombenza del malefico mondo che opprime?

Oggi odio. Odio mia sorella che passa in stanza camminando in maniera fastidiosa insieme a quel fastidioso rumore di ciabattine che fanno plik plik plik.

Odio il mio stomaco perennemente con i millepiedi dentro.

Servono soldi, tempo, aria.

“Abbassa il volume.”
“NO.”

Mi metterò le cuffie, ma solo perchè non ho voglia di discutere.

Oggi odio. Odio i passi di gente che sta per entrare in questa stanza mentre vorrei beatamente farmi i miei strafottutissimi cazzi in silenzio.

Odio chi viene a parlarmi perchè sono da troppo tempo zitto, e non ha niente da dirmi se non domande inutili…

…alle quali peraltro sono costretto a rispondere, in fretta, interrompendo il mio tanto amato silenzio e abbassando il mio tanto amato volume al solo fine di poter tornare nel minor tempo possibile alla mia precedente condizione di muto ascoltatore di volume alto.

Servono soldi, tempo, Aria.

Odio diffuso, esseri idioti (nessuno escluso)

Cagliari è un ricettacolo di persone deficienti. Lo sport nazionale (Cagliari no est Sardinia, e Sardinia no est Itaglia) è trovare sempre un modo o un motivo per storcere il naso davanti al prossimo. Purtroppo a causa di una sorta di effetto calamita repulsiva non riesco a stare molto a contatto con la Cagliari “bene”, ma ogni qualvolta mi si presenta l’occasione non posso far altro che rimanere fulminato.

A 15 anni pensi che prima o poi gli passerà, che crescendo si renderanno conto che un barbour e le hogan non ti rendono migliore o diverso dagli altri, (se non per quel discutibile aroma di grasso di foca) ed effettivamente è così, crescendo si rendono conto che esistono anche altre marche più costose e che il barbour è passato di moda. Parlo con persone che sono costrette ad indossare una divisa per lavoro ogni santo giorno ed impazziscono, perchè sono costrette ad uniformarsi, ma poi vedo persone che pagano per poter avere una divisa e che storcono il naso se la somma dei prezzi degli abiti di chi hanno di fronte non supera lo stipendio medio di un operaio. Innegabile e lodevole che tale stirpe abbia sviluppato tale capacità di calcolo istantaneo, ma sinceramente non capisco. Non capisco perché ad ogni cambio di stagione tutti debbano correre a rinnovare il guardaroba perché la moda ha deciso così. Ma la moda a Londra non era la gente a farla? E non è per strada che si vanno a ispirare gli stilisti gay poco creativi? E noi? Noi Cagliari. Noi schiavi. Noi pecore, si, pecore, come ci dicono nel resto di Italia. Che non è Sardegna. Poi ti volti, guardi agli antipodi, a quelli “che se ne fregano”. E invece no. perché, colpo di scena, nemmeno quelli vestiti “spiritosi”, che secondo legge “abito fa monaco” dovrebbero essere gioiosi come clown con pantaloni a scacchi e casuali colori arlecchini riescono a guardare oltre. Perchè poi li senti additare allo stesso modo quelli che li criticano per lo stesso motivo. Evviva il pregiudizio. Di cui poi son schiavo io stesso parlandone in questi termini.

La Mia ex classe, vent’anni dopo.

 

Solo un evento del genere era riuscito a riunirci dopo tanto tempo.

Ero in macchina, una Mercedes, per la precisione; automobile spaziosa ed elegante come quelle che si usano in queste occasioni.

Al volante c’era Andrea Milia, in abito scuro, anello d’oro al mignolo.

Davanti alla chiesa Claudio Corongiu; in divisa, occhiali quadrati da sole sugli occhi, forse per nascondere l’emozione. Era identico, come i suoi capelli, eterni e solidi come un blocco di marmo. Claudio era Colonnello della marina.

Si stavano avvicinando le undici, ora in cui sarebbe dovuta iniziare la messa; arrivò Mauro, e subito dopo Giovanni Peralta, in abito scuro sebbene con le scarpe da tennis… ma, con uno sguardo da schizzato come il suo c’era da aspettarselo. Ora Gianni aveva uno studio ginecologico; lavoratore indefesso, non c’è che dire. Forse se avesse lavorato di meno non avrebbe perso tutti i capelli, pensai.

Entrammo in chiesa.

Nelle panche c’erano praticamente tutti, i miei vecchi compagni di classe.

In prima fila c’era Enrico Atzeri, capelli lunghi fermati da una bandana, abbronzantissimo, forse un po’ incartapecorito dal sole, per la sua età.

Già, perché lui ora viveva in Jamaica e, se avesse potuto, credo mi avrebbe fatto vedere subito il tatuaggio di una foglia che ora gli copriva la spalla.

Affianco ad Enrico brillava la pelata di Fabio; ora aveva il pizzetto anche se, a dire il vero anche alle superiori stava tentando di coltivarselo.

Adesso lavorava per un’agenzia assicurativa. (l’avessi saputo prima!)

“E’ strano come il tempo cambi le persone” pensai, vedendo poi Fabio De Pascale con tutti i capelli bianchi legati in un codino alla Amedeo Minghi mentre all’entrata della chiesa si accendeva una sigaretta, rimproverato al telefonino dalla moglie per non aver rifatto il letto.

In seconda fila c’erano Mauro, elegantissimo, occhiali da vista, barba curata e rada e Cappai, con una maglietta “ITALIANS DO IT BETTER” forse indossata con una punta d’ironia per i suoi tempi passati.

Si era seduto accanto a Mauro dicendo “ciao Ingegner Soddu” , sapendo benissimo che invece lavorava alla SARAS come tecnico.

Affianco a loro due, Muscas insieme a Marta. Loro avevano aperto una palestra già da parecchi anni. Già, perché l’anno dopo il diploma si erano sposati in fretta e furia con grande sorpresa di tutti.

Sorpresa che era passata otto mesi dopo quando Luca era diventato Papà.

C’era anche Zuddas, muscolosissimo:

detto anche il “Tyson di Elmas” era campione mondiale di braccio di ferro.

Erano le 10:45.

La messa sarebbe iniziata a momenti, ma parlavano tutti. Le ragazze piangevano. “Le ragazze…”, ormai erano donne, ma dopo il liceo pare che il tempo si blocchi e anche se ora avevano quasi quarant’anni per me erano sempre rimaste le mie compagnette di classe.

Silvia e Milena non c’erano. Come al solito; sarebbe anche stato strano vederle al di fuori della classe. Forse Milena era a casa a guardare Baywatch. Chissà.

Entrò il prete. Alto, biondiccio col pizzetto. Marco Fadda che con i suoi 130 kg. di peso era rimasto seduto fino ad allora si alzò e disse a Francesca Matta, che gli stava affianco “sembra Davide” provocandone un pianto scrosciante e facendo si che io mi rigirassi nella bara perché quel prete era Seu, ed essere paragonato a lui mi dava un certo fastidio.

Si aprì la porta della chiesa ed entrò Claudia Loddo. Magra, curata, in Tailleur grigio, era diventata un’elegante signora di 60 anni. Peccato che ne avesse 39. Arrivata come al solito in ritardo si affrettò a prender posto e assistette alla messa sino alla fine, quando Enrico, finita la liturgia si avvicinò alla mia bara. E lì si mise a parlare con Andrea Piras, ora docente di Filosofia all’università, il quale rivoltosi ad Enrico, non poté mancare di dire “era destino”, e si incamminò verso l’uscita dove Andrea Milia aspettava, impaziente, per portarmi a Bonaria, mia nuova ed eterna casa.

 

Ho ritrovato questo racconto per caso, pareva brutto lasciarlo nascosto tra fogli e scartoffie.

L’UNICA RAGAZZA

L’unica ragazza con cui vale la pena di uscire è quella che hai ancora il desiderio di vedere appena dopo esserti fatto una sega. (Anonimo)

 

Feliz Navidad y Jodido año nuevo.

Capodanno. L’ultimo dell’anno. Tutti jumping and sparkling ad attendere la linea di confine. Li ho guardati. Cercano la festa migliore, il posto con più gente. Leggi inviti di sicuro effetto a serate in discoteca tipo “il DIVERTIMENTO è SPAZIO NEWTON” “il capodanno è LO TSUNAMI”. Ma che vi affoghi lo tsunami. Capodanno è una festa del cazzo. Ma non è colpa sua, è colpa nostra, perchè l’abbiamo trasformata in un continuum della rincorsa consumista. A capodanno bisogna ridere di più, fare più casino, tirare più petardi, essere più felici, bere di più. Per quanto riguarda l’ultimo punto credo che mi risulti impossibile migliorarmi visti i livelli già fieramente raggiunti. A capodanno non è importante con chi si sta, è importante quant’èffigalafestadov’eriequantoc’haibevutotutto. C’è da dire che sono un tradizionalista. A me piace il fuocherello, la cena, la cena piena di cose ipercaloriche che mangi a sfinimento e col vino si intende, perchè non siamo piante, l’acqua è per loro. Mi piacerebbe dover evitare di mandare sms qua e la. Perchè quella gente la vorrei con me. E gli altri che si fottano, e nemmeno il messaggino standard. Tanto lo leggi ed è già passato.

Non mi sento affatto parte del tutto, del movimento astrale per la realizzazione del capodanno perfetto. Vi guarderò dall’alto della mia fastidiosa superiorità, con cui in tutta franchezza mi pulisco volentieri il culo ma da cui non posso prescindere. Sto bene io su quel tetto, con la faccia all’insù, una bottiglia sotto braccio e il fumo che esce dalla bocca ad ogni respiro, pesato. Vi guarderò dall’alto ridendo delle vostre vite vuote, per evitare di pensare alla mia, di vita vuota.

Eh si….

Quest’anno l’anno dura un secondo in più. La rotazione terrestre è più lenta degli orologi. Che culo. Io quel secondo lo userò per dare un bacio, è l’unico uso interessante che se ne possa fare.

“It may sound absurd…but don’t be naive
Even heroes have the right to bleed
I may be disturbed…but won’t you concede
Even heroes have the right to dream
It’s not easy to be me…”
Five for Fighting – Superman.

MAGGIOLONE: PERCHE’ è AMORE?

[grazie ai membri del sito www.maggiolino.it ]

Perchè è bello
Perchè è stata una scelta dettata dal cuore e senza alcuna ragione di utilità
Perchè l’ho elaborata con poco ( e – va – da – panico )
Perchè è un cofanetto di ricordi
Perchè non lascia il tempo che trova
Perchè i bambini fanno “OOOHHHH!!!”
Perchè non è comoda ma ci sta tutto
Perchè i suoi problemi si risolvono sempre
Perchè dopo quasi 70 anni siamo ancora qui a sentire gente che ci chiede “perchè?”
Perchè sono ricco e la benzina me la regalano
Perchè spesso salgo e sogno, invece di guidare
Perchè sono parte di lui
Perchè è parte di me
Perchè è zoomorfo
Perchè è simpatico
Perchè è colorato
Perchè me lo invidiano

Perchè lo aggiusto io
Perchè lo lavo io
Perchè è stato il figlio che non avevo
Perchè mi porta ovunque
Perchè il rispetto se lo è guadagnato sulla strada
Perchè non ha un perchè!

perche’ anche quando sono sbronzo mi porta a casa integro,
perche la pula al posto di fermarmi per i controlli sorride e mi fa passare,
perche’ ha piu’ stile di qualsiasi audi TT del tuo vicino di casa,
perche’ basta dire che hai un maggiolo in un gruppo di gente che non conosci per diventare subito amici

perche’ le sgarelle nonostante non ci capiscano un H di motori vogliono comunque farci un giro a tutti i costi

perche’ fondamentalmente non sei tu il padrone della macchina, e’ piu’ un tacito accordo di convivenza (un po’ come i gatti.)
perche’ quando lo guidi sembra che tutto il resto non conti
perche’ fa sempre piacere trovare al mattino un bigliettino con su scritto “lo vendi? ” e chiamare e dire …

“NO”!!

perchè non è per niente sicuro,
perchè la radio prende niente,
perchè se freno non mi fermo…
perchè gli ammortizzatori non ammortizzano nulla…
perchè non ha ripresa, perchè non va forte,
perchè ogni tanto, crisoni e panico perchè non parte…
perchè quando fa freddo ci mette tanto a scaldarsi,
perchè ha i fari che illuminano niente,
perchè ti insultano quando non superi i 90 km/h”
perchè non le troveresti mai un difetto anche se ne ha mille.

perchè ha motorizzato paesi interi…
perchè un’auto del genere nei pochi neuroni di un bambino di 3 o 4 anni ha provocato uno shock… e nella tua immaginazione doveva essere veloce quasi come le ferrari, perchè aveva 2 tubi di scappamento.
perchè nn è mai banale…
perchè riunisce gente cn lo stesso spirito…
perchè è stata la prima auto a diffusione “mondiale”…
perchè è unica…
perchè riesce sempre a strapparti un sorriso… anke se ne vedi passare una nn tua…
perchè arriva dove le altre si fermano… “là dove osano i maggioli”…
perchè ha quel musino (o musone) sempre sorridente…
perchè ha una sua anima…
perchè se le parli ti capisce…
perchè è l’Auto con la A maiuscola…
perchè se kiedi ad un bambino di 4 anni di disegnarti un’ auto nel 99,9% dei casi ti disegna un maggiolo…
perchè ha una storia unica, iniziata nn proprio nel migliore dei modi ma finita benissimo…
perchè ha resistito sulle linee di produzione di tutto il mondo dal ’38 circa al 2003… ha attraversato 2 millenni…
perchè ha un’anima…
perchè è l’auto della Love Generation…
perchè nn è mai stata uno status simbol…
perchè nn è fighetta nè “tamarra”…
perchè era l’auto dei figli di papà e dei figli dei fiori…
perchè sempre perfetta in qualunque posto ed occasione…
perchè quando passa sorridono tutti… dai bambini ai vecchietti…
perchè il simbolo di un’epoca…
perchè una delle poke auto ke sta bene sia tirata a lucido sia piena di ruggine…
perchè x lei faresti pazzie…
perchè la conoscono tutti ma nn è mai banale cm una punto…
perchè è semplicissima ma raffinata nella meccanica e nella carrozzeria…

perchè è immortale.

perchè la carrozzeria è un’ opera d’arte…
perchè a vederne una davvero bella ti commuovi…
perchè ha 2 okkietti pieni di gioia che guardano il mondo…
perchè non invecchia, cresce.
perchè potrai sempre guardare male gli altri automobilisti, anke se è arrugginita e messa male…
perchè, come direbbe Celentano anche se è lenta, è puro RNR!!!!…

Ciak. Si sclera.

Ho fame. Ho freddo. Non ho voglia di cambiarmi. La musica non mi piace. Ho sonno.

…non ho voglia di studiare. Domani dovrei studiare.

Voglio la ragazza. Non voglio la ragazza. Non mi piace la carne di maiale oggi. Oggi c’è solo carne di maiale.

Devo farmi la barba. L’acqua è fredda.

Non ho voglia di far toccare l’acqua alla mia faccia.

non ho voglia di scrivere.

sono annoiato

allora scrivo.

Non ho idee.

e allora non scrivo cose sensate.

 

 

 

 

…quindi non ha senso.

Assenzio.

Bevanda ad onesta gradazione alcolica. già. Liscia va servita con una zolletta di zucchero flambè poggiata su cucchiaino. Si narrano poteri allucinogeni dovuti al principio attivo dell’Artemisia, pianta da cui viene distillato. Si narrano anche poteri nefasti e mortiferi. Ricopre un ruolo di rilievnel panorama culturale e artistico, essendo stata usata a ricche sorsate da poeti maledetti e alcolizzati. Desponente di quest’ultima fazione, ho ritenuto doveroso testarne l’efficacia. C’è da dire che l’italia, stato attento alla salute dei propri cittadini, non ha permesso la divulgaziondella bevanda originale munita dei principi attivi interessanti, ma c’è anche da dire che Dio da e Dio toglie. E a me ha dato un cervello automunito di effetto allucinogeno. Perchè stanotte era un’allucinazione. E probabilmente quel viale in salita non aveva lo stesso nome geografico di sempre, la città era sottosopra, il tempo e la musica era indietro di anni. il lunedì al cinema era pieno più del sabato. Si. Era un’allucinazione. Morbida e sognante.

Mi chiamo Davide e sono un alcolista.

La mia casa: parte prima

tavolocucina

Questa mattina mi sono svegliato e ho finalmente deciso che la dimora in cui vivo ha, a ragione, diritto di pubblicazione. Io ormai ci vivo da parecchio, e non riesco più a coglierne le peculiarità ma mi sforzerò, poichè niente è al suo posto e all’occhio esterno risulterà, a farla breve, un troiaio.

Perchè la mia non è una casa, è più  un ecosistema, un luogo dove tutto sopravvive in bilico sul burrone, a partire dalle nidiate di polvere per finire con le bucce di banane. Gli abitanti sono 4, me compreso. Io vivo con la famiglia, ma ho appurato nel tempo che il rapporto è totalmente atipico e si vive più o meno come 4 studenti universitari. Nessuno si cura dell’altro, ci si vede di rado quando gli orari coincidono, non si mangia mai insieme, nessuno pulisce, nessuno s’incazza se nessuno pulisce, qualcuno s’incazza quando il livello di casino supera la calpestabilità del suolo, ma non viene ascoltato. Il qualcuno in questione, ignorato, viene preso da raptus zeracco e riordina. L’ordine ricreato però non è mai l’ordine di una casa normale, è il disordine di una casa normale, ma ormai siamo tutti abituati e il disordine normale ci soddisfa.

Negli angoli meno trafficati della mia casa vengono a formarsi delle concrezioni di oggetti dimenticati da dio negli spazi vuoti del pavimento per cui capita che, ad esempio, guardandosi attorno in questa stanza che dovrebbe essere un soggiorno gli oggetti atipici si sprechino: c’è un mobile per il computer, un acquario con i pesci, un pianoforte sommerso di cartacce, un divano letto semiaperto, uno stenditoio appeso alla finestra, una tv con una playstation (UNO) mummificata nel mobile sottostante.

Niente di strano.

Il problema è quando poi, guardando nelle zone che dovrebbero essere vuote, trovi una coperta sul pavimento, piegata amorevolmente che giace lì da circa un mese, un fucile giocattolo, anch’egli ormai parte integrante della coperta, una corda, scatoloni vuoti, scatoloni pieni di pietre, (DA DOVE SONO USCITE?) una ruota di camion con al suo interno montato un woofer, rotto, due palloni da calcio sgonfi, distese di scarpe probabilmente spaiate.

E questo è il minimo, perché l’ecosistema più interessante è il tavolo della cucina, eh sì: perchè lui, LUI, splende di luce propria. Il tavolo della cucina è come una sorta di Jenga, l’odioso gioco di società, ma al contrario:  resiste inalterato finché ogni centimetro non viene invaso da piatti-posate-scodelle. A questo punto si inizia, come nelle maggiori metropoli, a svilupparlo in verticale. Iniziano quindi a formarsi delle abili e precarie pile di piatti puntellati da posate, avanzi a scalare dal centro ai bordi in maniera piramidale onde evitare il crollo. Visto che a casa mia non si mangia mai insieme, l’equilibrio del tavolo si mantiene sino a quando un pezzetto dello stesso sia in grado di ospitare piatto, posata, eventuale pezzo di pane, bicchiere (ammesso che ce ne siano puliti) o in alternativa bottiglia. Nessuno si cura della sua liberazione finchè il Jenga-tavolo collassa. Quando non è più possibile ammucchiare, allora gli abitanti impazziscono, e seppur tentati di comprare un tavolo nuovo, si chinano al volere di dio e riportano la situazione a zero. Ora ho fame e vado a mangiare, nella speranza che un angolo sia libero.

COMPLIMENTI PER LA FESTA….

 

Una festa del cazzo. Così recitano alcuni poeti della canzone. Sarà forse perchè dall’alto della mia magnificenza mi ritengo inserito in una cerchia di persone più interessante, sarà che ogni momento è buono per fare della critica a terzi, sarà che un popolo di esseri tutti così caricaturalmente uniformati non li avevo ancora visti in 23 anni di vita. Si sapeva. Era una festa di informatici. Ma che fossero tutti come quelli dei film, quelli che non ci credi possano esistere nel mondo reale, nel tuo mondo reale, era impensabile. Non so se dovevo sentirmi più a disagio io a trangugiare panini e a sniffare tequila sale-e-limone impunemente, o se loro per la mancanza di un terminale internet di fronte. Al loro festeggiato hanno regalato il CALENDARIO DI GIORGIA PALMAS. 12 Mesi di masturbatio pagati. Vabè. Noi al nostro abbiamo regalato un palmare, non che sia molto diverso.

 

Palmare: dicesi di palmare di un aggeggetto che sembra un telefonino ma è più grande e non telefona, sembra un computer ma può fare la metà della metà della metà delle cose che fanno i Pc odierni, e in quella metà non include nemmeno una cosa interessante o divertente, in pratica costa molto ma non serve a una cippa, però puoi portarlo sempre con te. C’è chi lo fa con l’orsetto di peluche, chi no.

 

Tornando alla festamesta l’unica salvezza come quasi sempre accade è stato il dio alcol. Ormai consolidate le sette di Vineisti e Birronisti, si aprono le danze alla vista del gustoso nettare, e distanziati istantaneamente tutti gli invitati nerdz che forse ci osservavano per calcolare con qualche strano algoritmo la nostra capienza birrifera, ci diamo alla stortera. Batteziamo un angolo fuori dalla casa “pisciatoio ufficiale” e siamo pronti. Il mondo migliora sensibilmente sotto gli effetti dell’alcool tant’è che i topi da computer spariscono pur restando lì, alcuni si trasformano in ragazze e alcune ragazze iniziano a parlare spagnolo. Finita la tequilasalelimone che fa schifo ma è tanto bella nei suoi preparativi, la psichedelia del mondo ci pervade. Ricordo tutto quindi la sbronza non era nè epocale ne mondiale ne chissàchè. Era un gustoso brillume di amicizia. Iniziano grandi abbracci, e tanta gioia.

 

Insomma per quanto mi impegni a raccontarla bene… Silenziosamente vi mando a cagare. Sarò razzista. Sarò classista. Sarò. Ma chi non lo è? I cremini del dettori lo sono? si. Ma tanto quanto quelli che poco più in la stazionano nei pressi di piazza repubblica e giudicano merda i cugini cremini. Quindi esclusa l’ipotesi beatificazione posso sentirmi bene a dirvi di andarvene cordialmente a fanculo.

 

Peccato per il malditesta postumo.

 

QUESITI DEL GIORNO: “Perchè da un po di tempo a questa parte quando guardo l’orologio vedo sempre i numeri simmetrici? Tipo 12:12 13:13 14:14 etc etc? C’è qualche astrologo o simile che sappia darmi una risposta interessante per quanto falsa?”


I GIGANTI DEL CAZZO

Oggi sono andato a vedere i velieri. Il molo ichnusa ospitava un paio di belle barchette straniere di qualche centinaio di metri. Penso “figata.” La valorizzazione del molo ichnusa come zona di intrattenimento dovrebbe partire proprio da manifestazioni come questa, insomma quale migliore attrazione per un molo che aver sartie e gomene in bella vista con lussuoso veliero al seguito. Dunque arrivo, gli alberi delle barchettone si vedono già da via Roma, bellissimi. Approfittando del sabato, la gente è copiosa. Non mosche, copiosa, ma c’è una cosa che subito mi fa incazzare come un babbuino:L’INGRESSO SI PAGA. Ma che senso ha tutto questo? E perchè non l’hanno detto prima????

Perchè una manifestazione organizzata dal comune per valorizzare uno spazio aperto semi abbandonato dev’essere a pagamento? Si è mai vista gente pagare per vedere i fuochi d’artificio o per entrare che so, a monteclaro?

MA SOPRATTUTTO PER STARE 10 MINUTI A VEDERE DUE MERDE DI VELIERI (CHE TRA L’ALTRO HO GIA’ VISTO DA FUORI MA SOLO PERCHE’ NON HANNO ANCORA INVENTATO DEGLI SPRY CHE INIBISCANO LA VISTA AI NON PAGANTI) POSSO IO PAGARE NON 1, NON 2, MA 7 EURO?? QUATTORDICIMILALIRE. (NO DAVIDE, 7 EURO, BASTA PARAGONI, la lira è morta). NO CHE NON POSSO. Mi sentirei un deficente quasi come se dovessi pagare per respirare e poco ci manca. Dieci minuti di passeggiata non costano sette euro!!! Al massimo 2, e solo se mi assicurano che non ci saranno cacche di cane e cingomme masticatesputate sulla mia strada. Insomma, allibito mi rifiuto di entrare, e gironzolo per il perimetro della “recinzione”. Le vie per eludere il personale di sorveglianza sono innumerevoli, ma io non entro perchè ormai sono troppo infastidito, mi basta sapere che gliel’avrei potuta mettere nel posteriore.

Per la cronaca, sta cagata dura fino al 26. Una delle navi il 26 parte e fa una crociera di 7 giorni fino a Malaga (o Palma di maiorka non ricordo). In ogni caso costa 271 euro. Poco. Però poi da là dovete tornare coi vostri piedi perchè non fanno andata e ritorno.

DISGUSTORAMA.

 

“…e quello è il momento che ti distrugge. perchè tu cosciente del tuo essere un pozzo senza fondo ti sei portato pochi soldi apposta. Ma non consideri che ci può essere un fornitore ufficiale accanto a te.

MISS ITALIA 2005

Come ogni anno si ripete la stessa storia. Non voglio guardare miss italia. Poi inizio a parlare con qualcuno che mi avvisa: sta guardando la finale; mi dice “dai, indoviniamo chi eliminano.” Uno inizia per scherzo, ma poi si impegna, ci crede che l’unica ragazza carina che vede possa vincere, uno ci crede ogni anno. E poi arriva in finale. Quest’anno ce la fa, vince una carina!!! E invece. Senza troppi giri di parole, MISS ITALIA 2005 è un cesso. Non me ne voglia la povera ragazza, ma se si deve scegliere la rappresentante della nostra nazione, mi si permetta di infastidirmi se ad essere eletta è poi una ragazza tanto vuota quanto visivamente inespressiva. Posto di seguito le foto delle tre finaliste tra le quali spicca per beltà un viados brasiliano che probabilmente è sfuggito alle selezioni riuscendo a suon di rasponi ad arrivare in finale e che non vi dico qual’ è, sicuro del vostro occhio clinico.

Se non si vedono le foto o se non vi bastano potete cercare su google

Edelfa Chiara Masciotta

Pamela Camassa

Anna Munafò

Bene. Queste sono le miss. Qualcuno mi deve spiegare perchè tutti i ragazzi che ho sentito avrebbero eletto la 60 e invece ha vinto la 02? Come si fa??? Perchè ogni anno il mondo dei giovani virgulti rampanti viene traumatizzato dall’elezione della miss sbagliata? Non una persona di sesso maschile ho sentito dire “AH, CHE BELLA MISS”. No! Questo post non merita altre riflessioni. Sta di fatto che a scegliere miss italia probabilmente ogni anno ci mettono o Topo Gigio o Nonna Abelarda.

UNA SERIE DI QUIT IN MEMORIA DI ircNET

VANEGGIO TOTALE DI FRASI SCONNESSE.

ognuno ha quel ke si merita
chi segue gli altri non arriverà mai primo
NON PARLARE SE QUELLO CHE DEVI DIRE NON é MEGLIO DEL SILENZIO
Il filosofo scrive cose che non capisci, poi ti fa credere che è colpa tua.
La donna nn è capace di amicizia, conosce solo l’amore. (Friedrich W. Nietzsche)
PISCYNA!
La Viuleeeeeeeeeeenza è la virtù dei forti.
TRSF CDNG: le ragioni? non ci sono ragioni, chi ha bisogno di ragioni? :/
QUANTO SEI COGLIONE DA UNO A DIECI? adeguatamente.
killed: LEZIONEEEE!
*.cu *.lo
chi può notare a che ora ti sei disconnesso se sei l’ultimo a farlo?
lumake.
c
shtatatatatatatatatatatatatataaaaaaàn!
SOToMAyOR
tHey Rise and Fall…..
pobateeeeeeeee a perkussioneeeeeeeeeeeeeeeeeee
CIBO FAME TANTO INGOZZO
Siete sooooooooooolo ghaggi
CIUCCIA!
La mUkka FuGGita Dal GreGGe si FiKKa Nel KuLo A ki legge. MUUUUU!
NO RULES, JUST CODDA.
SPEGNERE!
è tempo di cibarsi.
SAVE YOURSELF FROM MANDINGO!
su boi co su sirboni andendi a pascolai, su preri co sa mongia andendi a s’inculai
REBUT
CHI è SENZA PECCATO SCAGLI LA PRIMA PIETRAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
avessi la spada del potere la ficcherei nel culo a due o tre persone.
miiiiiiiiiiiiinka.
La mukka fuggita dal gregge, si ficca nel culo a chi legge. MUUUUUUUUUUUUUH!
Un Cavallo per il mio regno, un caddozzone per il mio stomaco.
MI STO FRACASSANDO I MARONIIIIIIIIIIIIIIIIII
A F T E R H O U R S: stasera, monte claro, ore 22. G O D O.
CONCERTO SOTTO LA PIOGGIA MENO CALDO PIU’ FANGO.
chi segue gli altri non sarà mai primo.
Chi segue gli altri non arriverà MAI PRIMO!!!
CHI SEGUE GLI ALTRI NON SARà MAI PRIMO. bye.
WUUUUUUUH.
Ho fame. Pranzo.
chi segue gli altri non sarà mai primo. Ma non sarà solo. (?)
voglio la verità che ricordavo.
t0rn0 subit0.
ri-ritorno subito.
Transport endpoint is not connected
exit.
Hai sonno… mooolto sonno… sooonnooo.
NON C’è NIENTE CHE SIA PER SEMPRE…
noon è, niente, non è, per sempre.
sono il tuo incubo peggiore, STO VENENDO A PRENDERTI!
VADO A PAPPARE.
rivoglio le mie ali nere, il mio mantello.
USCIREEEEEEEEEEEEEEEEEE
è tempo di levare il culo da questa sediaaaaaaaaa
Quella troia di tua madre 5.0 
www.kernelpanik.it/script
poba il cazzo finchè è caldo. www.kernelpanik.it/script
l’handicappato chiama.
POBA IL PANE FINCHè è CALDO.
TORNO TRA UN PO ADIOS :*
QUIT IN SCIOPERO CAUSA DISGUSTO
SI IBIS REDIBIS NON MORIERIS.
S G R U L L E S C I O N
ME MAGNO LA BISTEKA.
Mangio e esco. NON ASPETTATEMI ALZATI. ‘notte.  POBA
chi segue gli altri non sarà mai primo. ibis redibis.
LA QUIETE PRIMA DELLA TEMPESTA.
Pedro, me cala la palpebra.  E sti gazzi!
A FANCULO
GO GO GO GO GOOOOOO GOGLIONIIIII
AND LET’S PLAY A GAME.
tonno zubito
Chi Segue gli altri non sarà mai primo. Seguitemi.
E dio disse, sia il letto.
MI DOCCIO.
CHE PALLE CUCINARE.
La viulenza è la virtù dei burdi. 
www.kernelpanik.it/script
POMELLO, UCCELLO, POBAMELLO, RANDELLO.
I need another cigarette, learn to forget.
sembra che ti culli ma poi, ti vuole ingoiare.
Cartago delenda est.
He who forget, will be destined to remember.
leggera leggera, si bagna la fiamma, rimane la cera…
NON CHIEDERE AL PASTORE QUANT’è BELLO, LAVARE LA MACCHINA COL SECCHIELLO.
PREPARING MAISELF
LA VENA CHITARRISTICA MI ATTENDE
shell32.dll di merda.
[ { } ]
Nel profondo dell’uomo c’è sempre una stupenda malinconica devastante tristezza che da luce alla vita.
E URLANDO A MANI AL CIELO DIRO’ IO ME LO SGRULLO!!

E TUTTO IL MONDO CONOSCERà MC MARULLO!
BASTA.
rebooting merdows.
…everybody’s empty, everything is so skallò.
quit del giorno: Ognuno ha quel che si merita. Voi avete me :*
è TEMPO DI USCIRE.
CHIQUITA. LA BANANA CON NEXIAL INTORNO.
BASTAAAAAAAAAAA TROPPO LAGGGGGG A DOMANI :*
addio :*
I have n0 questions.
Brain timeout
La donna nn è capace di amicizia, conosce solo l’amore. (Friedrich W. Nietzsche)
IR WI GO!
Vado al patibolo. Esame :°
GIOVEDI’ SERA ALLA DISCOTEKA. un kazzo.
GNAM GNAM.
NO TIME TO CHAT.
EVERYBODY IN THA HOUSE SAY PO-BA. POOOOOOOOOOOOOOBAAAAA
me cala la palpebra. Pedroooo esto no es estàthe SUGUNNUCHIRINDHABOGAU!
Più dormi più hai sonno. Oggi mi sono svegliato alle 13. E ora sonnellino ;D
GO.GO.GO.GO.GO.GOGLIO.NI
BOOORN TO BE WIIIILLDDDD
SHOOOWTIME.
PASTAALFORNOOOOOOOOOOOO
FAMEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
CIBOOOOOOOOOOO
vfncl :*
FOCUS POCUS
…hai presente uno Logorroico? eh.
L’ALCOOL LAVERà LE FERITE. 😛
RIDEEEEEEEEEEEEEEEEEE THEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE BEERRRRRRRRRRRRR
cos’è quel muso duroo?? succhiatemi il cazzo! baciatemi il culo, sukkiatemi il k
il pranzo ha un orario da stabilire.
n0 fr0ntiers. Bed.
è tempo di sgranchirsi le dita.
oh vesuviooooo lavali col fuocooooooooo
MC MARULLO PARTE PRIMA. IR WI GO IR WI GO IR WI GOGOGO!
n0n è il cas0 di lasciare il pc acceso.
BEAUTIFUL IS HUNTING.
è tardi!
POBATE.
GO GO GO GOLLIONI
PEZZA COTTA PEZZA CRUA E SU GUNN’EMAMMA RUA
SE ARRIVA QUALCUNO DITEGLI CHE NON CI SONO.
EveryBody ih tha h0uze say BOOORP. BOOOOOOORP!
www.kpscript.tk GRAZIE POLINESIA.
SORRY MAMA, I have t0 go out.
SONO IL VOSTRO FUTURO. (?)
www.kpscript.tk  BY Khalloni Merdam-Boi.
A morte Le lanternine dei cinesi.
PALESTRAAAAAAAAAAA muovi il culo!
METTERE FIRMA IN FACOLTà.
VADO A FARMI DA MANGIARE. ADDIO.
TEKKEN FORCE!
LA MORALE DEL GIORNO è… POBATE.
DESTINATION: VINO
cos’è quella cosa marron che si attakka ai kalzon e con l’akua si stakka la kakka
Gli Esami NOn FinIscOno MAI!!!!
mi guardo il gladiatore che è sempre bello.
MARONI SPAPPOLATI DA ECCESSIVA PERMANENZA ONLINE.
LA VITA è COME UN LAMPO. Senti il rumore sempre troppo tardi.
SIAMO DEI COGLIONIIIIIII
è TROPPO PRESTO PER STARE CONNESTO.
CARBONIA STO ARRIVANDO!
No Man`s Land
RICOMINCIAAAAAAAAAAMOOOOOOOOOOOOOOOO
NOWHERELAND
TOO MUCH OF PISCI
CHILDREN, DON’T STOP DANCING, BELIVE YOU CAN FLY.
MY NEED IS MY PASSION.
POBATORI DE’STOGAZZO.
COS’è QUEL MUSO DUROOOOOOOOO SUKKIATEMI IL CAZZO!
TUTTI CONTRO IL MUROOOO, SUKKIATEMI IL KAZZO!
HO DA FARE. A DOPO. shh.
Il filosofo scrive cose che non capisci, poi ti fa credere che è colpa tua.
I ruoli non esistono. Ce li imponiamo noi.
Quello che sognavi ti fa ridere, da quando sai che non lo puoi più avere.
NON SE è. MUOVETEVI.
Tal Bano e Rovina Tower
MY PLUG IN BABEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
…ONCE UPON A TIME…
CESSU. è CADUTA LA MOSCA NEL CESSO.
SGRUMATH!
Sing Timeout
SE è UNA MERDA TI REBOOTTO IL CULO
Dear Troyazzo..
BIKKA BIKKA TANTO NU C’ARRIBBASA A SU XERBEDDU
ALL OVER.
LARGA è LA FOGLIA, STRETTA è LA VIA, AMMAZZA IL NIPOTE E INCULA LA ZIA.
MI FACCIO UNA PIPPA, RIPARTO DI SCATTO, NON L’HO FATTO, APPOSTA.
MUKKA MU, MUKKA MU, MUKKA MU MU MUUU!
RUMORI MOLESTI. Wiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
SI MA ADESSO HO DA FARE wiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
PER NESSUNA VITA MI SPENGO, NEPPURE PER LA MIA.
IL CIBO HA BISOGNO DI ME.
nessun tempo per pensare
CURRE CURRE QUAGLIOOOOOOO’
SPAPPOLESCION CAZZUS
PORKAPUPAZZA
Il filosofo dice cose che non capisci poi ti fa credere che sei un pirla.
Cito mia nonna: “In internet c’è il diavolo!!!” ATTENTI.
basta pc
Devo pensare bene ai quit dal momento che ora li registra %)
Il natale si avvicina e trombiamo a pecorina
SOOGNO DI FEEESTEGGIAREEE LEEE NOZZE DI NATALEEE
Sto cadendo.
TROPPO CIBOOOOOOOOOOOOO
spacciau s’oll’e porku 😐
Buona serata un cazzo. c’è freddo. Speriamo almeno di capitare in un posto decente.
Abbandonate il vostro involukro grottesco e uscite di casa. Nerchie antropomorfe anziane.
Chupa la bisteka! Tanta fame molto cibo mucho gusto.
IL BELLO E’ CHE TI PRUDE MA NON SAI DOVE GRATTARE®
Reset Script
IL BELLO E’ CHE TI PRUDE MA NON SAI DOVE GRATTARE®
Reset Script
HIPHOP = ZITTO = MERDA. VAI DI AFTERHOURS!
e Yeya dormirà sonni tranquilli? O verrà riempita di giornali del negro? 😀
SONO IL MAGO ZIGOZAGO E NELLA BOCCA IO TI CAGO
L’ESAME MI ATTENDE. E mi sto cagando. (Fisicamente).
chi segue gli altri non arriverà mai primo.
reb00t
LA JUVE è LA SQUADRA DELLE DONNE E DI CHI NON CAPISCE NIENTE DI CALcIO.
Me gusta lagarjita me gustas tu.
IL SIGNORE DEGLI AUGELLI MI ATTENDE. Moccho puzzolente.
il pc sta per esplodere.
LA VITA A VOLTE RISERVA STRANI PIACEVOLISSIMI INCONVENIENTI.
E cosa vuoi di più dalla vita? Un bacardi? ;P
Vuoto pneumatico.
Ho la certezza di tutto. Almeno credo.
Riprendo sonno. Infondo è ancora presto.
Ping timeout

Così inizia.

Non ho niente da scrivere per ora. Questo spazio mi serve solo a incollare delle frasi che mi sono piaciute. Inizio da un celebre discorso di un film, che non so se condivido, ma senza dubbio mi fa pensare molto.

Scegliete la vita; scegliete un lavoro scegliete una carriera, scegliete un maxi televisore del cazzo, scegliete lavatrice macchine lettori cd e apriscatole elettrici; scegliete la buona salute il colesterolo basso e la polizza vita, scegliete un mutuo ad’interessi fissi scegliete una prima casa, scegliete gli amici; scegliete una moda casual e le valige in tinta, scegliete un salotto di tre pezzi a rate e ricopritelo con una stoffa del cazzo, scegliete il fai da te e chiedetevi chi cacchio siete la domenica mattina; scegliete di sedervi sul divano a spappolarvi il cervello e lo spirito con i quiz mentre vi ingozzate di schifezze da mangiare. Alla fine scegliete di marcire, di tirare le cuoia in uno squallido ospizio ridotti a motivo d’ imbarazzo per gli stronzetti viziati ed egoisti che avete figliato per rimpiazzarvi. Scegliete un futuro scegliete la vita, ma perchè dovrei fare una cosa cosi? Io ho scelto di non scegliere la vita, le ragioni? non ci sono ragioni, chi ha bisogno di ragioni quando ha l’Eroina!”

Trainspotting.

PARADOSSI.

Oggi ho una domanda da porre al pubblico, perché adesso ho il riscontro che è una cosa che non capita solo a me ma è una di quelle cose che accadono in famiglia coi genitori senza una motivazione apparente. Se qualcuno ha delle teorie in proposito, ben vengano:

Se resto fino alle 4 di notte a guardare la tv va bene, se all’una sono al pc no!

IO VOGLIO SAPERE PERCHè!!