Primo giorno di ferie: decido di stare a casa a poltrire, come tutti gli altri giorni.
Perché io le cose voglio farle per gradi.
Primo giorno di ferie, sto su facebook a scrivere tontese e guardo un video in cui 1000 musicisti suonano una cover dei foo fighters, learn to fly, per convincerli a fare un concerto a Cesena: e ci riescono.
Plin.
Mi contatta un’amica che non vedo da tempo, fresca di laurea: devi venire con me a un festival blues, suona un’amica e poi festeggiamo. Non ne ho minimamente voglia ma non oppongo resistenza, altrimenti finisce che non ci vediamo per un altro mese e non va bene.
Andiamo al festival blues.
Al festival blues, stranamente, il pubblico batte le mani a tempo.
Al festival blues si beve Johnny Walker, la bevanda ufficiale dei festival blues. La birra non riscuote particolare successo, ma viene comunque acquistata per poi essere regalata al proprio vicino, calda ma con l’aggiunta di sputino superficiale, utile a ripristinare una parvenza di schiuma.
Il festival blues continua per diverse ore oltre l’orario prestabilito, poi finisce perché qualcuno, evidentemente non troppo entusiasta, stacca la corrente; il cantante, ingurgitate alcune pile duracell, non vuole smettere di cantare. Scende dal palco e continua: a luci spente, a guardiano che ci dice che deve chiudere e andatevene veloci.
Domani a Burcei c’è la sagra della capra -esordisce entusiasta un’amica-.
Il cantante, calabrisello, viene adottato dalla mia comitiva di scapestrati. Ce ne andiamo veloci, come suggerito dal guardiano, col cantante blues e con la luna blu, evento rarissimo -dicono- che capita ogni 3 anni. Rarissimo. C’è un falò in spiaggia nelle vicinanze. Il cantante ha i capelli lunghi e ha bevuto così tanto che tramuta il sudore in vino. E il vino puoi berlo dai suoi capelli. Jesus, beccate questa!
Andiamo al falò in spiaggia: arrivo per primo e il falò, come al solito, non c’è. Ci sono però delle buche che contengono delle candele accese. Con l’aiuto di un’amica, che come me sta riflettendo sull’età della pensione e sull’opportunità di tornare di corsa a casa a dormire, cerco di capire la qualità della festa. Davanti a noi, quattro/cinque gruppi di persone che condividono lo stesso spazio senza interagire tra loro: le immancabili comitive chiuse di ubriachi schitarranti, simbolo della cagliaritanità estiva che anela socialità per poi fare di tutto per non generarla.
Mentre ragioniamo sulle ore di noia che ci attendono, una ragazza ci ricorda che domani c’è la sagra della capra.
Ci avviciniamo con media circospezione al primo gruppo di giovani. Accanto a noi un ragazzo fa yoga. Le due di notte e un falò senza falò sono il momento perfetto per praticarlo, lo sanno tutti. C’è un caldo mostruoso, ma in riva al mare è più sopportabile: mi siedo sulla sabbia e noto che qualcosa non va. Due occhi fissi, incastonati in uno scialle, mi scrutano nella penombra. La sensazione è quella di essere davanti a un incrocio tra Gollum e un lemure con l’equilibrio psichico di Stephen King. Il lemure psicopatico continua a fissarci per alcuni minuti, poi si sposta. Tiriamo un sospiro di sollievo, siamo salvi.
Arrivano, a cascata, tutti gli altri ragazzi della nostra comitiva. Cinque ragazze, senza riflettere un secondo, si levano ogni vestito e si lanciano in acqua. Lune blu, culi bianchi. Molto blues. Il bluesman non ci pensa due volte e segue le femmine ignude dentro l’acqua, spogliandosi anch’egli come un verme. È abbronzato come un catarifrangente e la luna piena lo sottolinea con ironia.
Accanto a me il ragazzo che fa yoga: ha smesso, ora mangia una banana.
Lo sanno tutti che dopo lo yoga in spiaggia alle due di notte bisogna mangiare una banana guardando donne nude che fanno il bagno alla luce della luna.
Le baccanti e il bluesman nuotano insieme portando con sé la felicità di chi è nudo. L’idillio però dura poco, le femmine escono prontamente dall’acqua e colte dal freddo decidono di fare una corsetta avanti e indietro lungo la spiaggia per riscaldarsi. I vestiti, intanto, sono ancora ammucchiati sulla riva.
Il bluesman resta in acqua, da solo, nudo e catarifrangente, a riflettere la luna blu. Livelli di romanticismo over 100.000. La realtà è che verosimilmente vorrebbe anche lui uscire dall’acqua, ma deve aspettare che l’alzabandiera rientri. Molto blues. Esce poco dopo, visibilmente infreddolito, non trova le mutande e si infila i pantaloni a crudo, pieni di sabbia, distruggendoli. Ha perso anche l’armonica a bocca. È ubriaco come un monaco trappista, così lo aiutiamo a cercarla nel buio della riva. La trovo io.
Buona azione del giorno: fatta.
L’idea del bagno nudi è piaciuta e siamo ormai circondati da ragazze senza vestiti che bevono birra, appicciano sigarette, cantano Battisti e corrono lungo la battigia: in mare invece non c’è più nessuno, così alcuni decidono di ribaltare la situazione facendo il bagno completamente vestiti. Essere ribelli significa sfidare il sistema di valori che governa il proprio presente: essere calloni anche. Chiedo un bicchiere di vodka, mi dicono che i bicchieri sono finiti, mi passano la bottiglia e mi ricordano che domani c’è la sagra della capra.
Sta quasi per albeggiare e la spiaggia si è stretta in un unico cerchio dell’amicizia a cantare le canzoni di una volta: l’orchestra è composta da alcune chitarre, violino, e un glabro ragazzo nudo che gonfio di birra suona lo scraxio a mo’ di tamburo.
Bene. La mia estate è iniziata così. Non mi resta che augurare anche a voi buone vacanze: godetevele, che del doman non v’è certezza, sebbene ci sia, ineluttabile, la sagra della capra.
Sono uno che si dimentica tutto.
uno che si è dimenticato cosa significa andare dal parrucchiere.
Sono uno che ride da solo.
Sono uno che non piange da solo.
Sono uno che odia le cose preconfezionate.
Sono uno a cui piace smontare le cose.
Sono uno a cui piace anche rimontarle, le cose.
Sono uno a cui non piacciono i dolci, ma la panna montata sì.
Sono un montato, come la panna, ma ho superato i 33 anni, quindi sono rancido.
Sono uno che non si entusiasma mai, oppure che si entusiasma troppo.
Sono uno a cui piace conoscere la gente rotta.
Sono uno che si rompe in fretta della gente che non ha dubbi.
Sono uno a cui piace il silenzio senza gli imbarazzi del silenzio.
Sono uno a cui piace ascoltare il fondo del mare.
Sono uno a cui piace guardare il fondo del bicchiere.
Sono uno a cui piace toccare il fondo.
Risalire, anche risalire mi piace, ma per arrivare alla cima ci sono molte strade, e io sono ancora fermo all’incrocio.