Love retrò? No. Love retro. Love retro è un famoso errore di trascrizione, o forse di comprensione. Non va in ogni caso sottovalutato, ed è peraltro utile ad introdurre questo tema di oggi che parla de L’attualità, de il passato, e l’ignoranza. Due punti:
A me l’attualità non mi piace. Non mi piace perché c’è sempre un allarme: oggi c’è l’allarme caldo. Bollino rosso, dicono. Chiquita era blu, penso. La settimana più calda dell’ultimo millennio. Anche l’anno scorso era la più calda del millennio. Tra un paio d’anni a ferragosto ci saranno 150 gradi, ma almeno non ci sarà più l’allarme perché a 150 gradi la tv si squaglia. Nel mentre noi stiamo comunque a novanta, gradi, anche d’inverno. Allarme 90 gradi d’inverno. No ma non si parla di temperatura. Non fa niente, l’importante è dire allarme. Preferivo prima. Prima quando non c’era internet, quando non c’era la tv e quando la gente non la guardava. Preferivo prima quando non c’ero nemmeno io. Adesso siamo tutti incazzati, tutti ansiati, tutti arrennegosi perché c’è uno che scanna i cani in Ucraina e un altro che crede di curare i bambini poveri dell’Africa pubblicando link su facebook. Siamo incazzati anche con quelli che non si incazzano perché non si incazzano. Allarme meteo, allarme influenza aviaria, allarme mozzarella blu, allarme spread. Noi lo spread non dovremmo nemmeno sapere cos’è. E manco adesso lo sappiamo, però usciamo di casa e col vicino diamo di gomito se scende sotto i 400 e siamo tristi se supera i 500. Nel quotidiano mica ci sono tutti questi allarmi: esci, fai la spesa, chiami gli amici, lavori, scrivi stronzate, rutti, ridi, sei triste, mangi dormi bevi. Invece nel quotidiano, in quello di carta, ci sono le sirene. Non quelle del mare che sembrano un po’ pivelle e un po’ pesci. Quelle degli allarmi. Prima il mondo era più tranquillo!! Non è vero. Prima, tipo 60 anni fa, c’era la guerra mondiale. Anche allora c’erano gli allarmi, ma non c’erano questi allarmi del cazzo, inventati per rompere i maroni. C’erano gli allarmi comprensibili: suona la sirena, corriamo nel rifugio che arriva gente a bombardarci. Causa-effetto-soluzione. Così ci piace. Con questi allarmi nuovi non sai cosa fare. Perché non sono tangibili, e poi sono troppi. E se te li ricordi tutti alla fine non esci di casa. Qualcuno dice che in fondo è meglio essere ignoranti. L’ignoranza ti risolve il problema dell’ansia? Ma no. Cazzata. Non è così: è come risolvere il problema della paura del buio entrando in una stanza buia e chiudendo gli occhi. Sempre buio vedi. E l’ansia a noi ci viene perché di tutte queste cose non capiamo una cippalippa e non sappiamo cosa fare per aggiustarle. Anche perché non possiamo aggiustarle. Lo spread è alto! Dagli due pasticche di tachipirina 1000 e vediamo se migliora. Preferivo prima, quando almeno avevo solo dei problemi reali e circoscritti al mio microcosmo e del resto del mondo potevo fregarmene senza apparire un insensibile. Adesso invece ho sempre i miei problemi e del resto del mondo non posso fregarmene per colpa degli allarmi. Provo comunque a fregarmene apparendo un insensibile. E in realtà è proprio questo il punto, a mio parere. E’ o sarebbe lecito fregarsene. Non si può riuscire a capire tutto, non siamo maghi della finanza, non siamo luminari della medicina, non siamo biologi di fama mondiale o astrofisici shpaziali. Eppure con tutti questi allarmi implicitamente ci chiedono non solo di esserlo, ma di essere tutte queste cose insieme. Ci chiedono insomma una cosa impossibile che per di più è anche deleteria perché se capisci male le cose (e molto probabilmente le capirai male) l’unica cosa che puoi ottenere è ansia. E l’ansia a cosa serve? A farti fare peggio le uniche (poche) cose che potresti fare (bene) nel tuo piccolo. Allarme tonni radioattivi. E che cazzo, manco in star trek.
Sono uno che si dimentica tutto.
uno che si è dimenticato cosa significa andare dal parrucchiere.
Sono uno che ride da solo.
Sono uno che non piange da solo.
Sono uno che odia le cose preconfezionate.
Sono uno a cui piace smontare le cose.
Sono uno a cui piace anche rimontarle, le cose.
Sono uno a cui non piacciono i dolci, ma la panna montata sì.
Sono un montato, come la panna, ma ho superato i 33 anni, quindi sono rancido.
Sono uno che non si entusiasma mai, oppure che si entusiasma troppo.
Sono uno a cui piace conoscere la gente rotta.
Sono uno che si rompe in fretta della gente che non ha dubbi.
Sono uno a cui piace il silenzio senza gli imbarazzi del silenzio.
Sono uno a cui piace ascoltare il fondo del mare.
Sono uno a cui piace guardare il fondo del bicchiere.
Sono uno a cui piace toccare il fondo.
Risalire, anche risalire mi piace, ma per arrivare alla cima ci sono molte strade, e io sono ancora fermo all’incrocio.