Ciao internet! (cit.)
Oggi volevo parlarvi di rumore di fondo sui social. Questa mattina ho dato uno sguardo alla nuova sezione “Explore feed” di facebook, zona che il nostro amico Mark ha creato appositamente per farci conoscere nuove cose in arrivo da nuove pagine che ancora non seguiamo: di fatto un ricettacolo dei post più virali del momento, cioè merda o intrattenimento puro di cui, a mio avviso, non c’era proprio alcun bisogno.
Una merda che oscura le discussioni intelligenti generando unicamente “echo chambers”, “flame” e viralità gratuita.
(dare uno sguardo a questo disegnino se non capite di cosa sto parlando)
Bene, sono riuscito a divagare dopo due righe.
Dicevamo: nell’explorare il feed dellammerda, mi sono imbattuto in questo screenshot, condiviso da una pagina il cui nome suggerisce grande cultura, ma che incarna perfettamente uno dei meccanismi più in voga del momento: il commento-fake-censurato-che-diventa-vero.
Non avete capito come funziona? Facilissimo:
- un utente fake piazza un commento paradossale su una pagina, in pochi se ne accorgono e commentano in massa.
- L’admin di una pagina screenshotta il post scritto dall’utente fake, censura il nome e lo ripubblica, strafottendosene del fatto che sia vero o meno.
- Il post censurato viene condiviso e commentato in massa da persone che non potendo risalire all’autore, lo prendono per vero.
- Si discute per ore sul niente assoluto.
Il post originale, non censurato è questo qua (se non lo rimuovono lo trovate QUI)
Duecentrotrentotto like, 34 commenti e 30 share in un’ora sulla pagina che ha condiviso lo screenshot, 78 like, 356 commenti nel post originale sono un eccellente bottino per un post palesemente fake, creato ad hoc per scimmiottare i boccaloni di internet.
(La fotoprofilo di “Mario Nanni” inoltre è un volto noto di una pubblicità di parrucchini.)
Perché racconto questo? Per ragionare attorno a un tema interessante, cioè quello del valore dei like e delle condivisioni nel posizionamento dei contenuti: attraverso lo stratagemma del riquadretto colorato che censura il nome (non mi direte mica che credete ancora a tutti gli screenshot censurati che trovate a tema pancine, vegani impazziti, terrapiattisti etc) oggi diventano “virali” tantissimi post creati ad arte: post che ci rubano spazio e tempo e che se da un lato lasciano credere di essere circondati da mandrie di veri deficienti più di quanto non sia in realtà, dall’altro offrono ai veri deficienti la possibilità di commentare da un piedistallo di pastafrolla, lasciando loro la convinzione di essere migliori di deficienti finti creati appositamente per adescare le mandrie, che condividendo e commentando in massa intaseranno l'”Explore feed” con contenuti di infimo livello.
Bene. È questo il social che vogliamo? Quali conseguenze arriveranno con tutto questo rumore di fondo? Esiste un altro modo per far emergere i contenuti di qualità? Non vi sentite idioti a sentirvi migliori di un fake? Davvero vi piace così tanto ridere degli altri? Non siete stufi? Io un pochino sì.
Sono uno che si dimentica tutto.
uno che si è dimenticato cosa significa andare dal parrucchiere.
Sono uno che ride da solo.
Sono uno che non piange da solo.
Sono uno che odia le cose preconfezionate.
Sono uno a cui piace smontare le cose.
Sono uno a cui piace anche rimontarle, le cose.
Sono uno a cui non piacciono i dolci, ma la panna montata sì.
Sono un montato, come la panna, ma ho superato i 33 anni, quindi sono rancido.
Sono uno che non si entusiasma mai, oppure che si entusiasma troppo.
Sono uno a cui piace conoscere la gente rotta.
Sono uno che si rompe in fretta della gente che non ha dubbi.
Sono uno a cui piace il silenzio senza gli imbarazzi del silenzio.
Sono uno a cui piace ascoltare il fondo del mare.
Sono uno a cui piace guardare il fondo del bicchiere.
Sono uno a cui piace toccare il fondo.
Risalire, anche risalire mi piace, ma per arrivare alla cima ci sono molte strade, e io sono ancora fermo all’incrocio.