Eravamo in guerra, ma ancora non lo capivamo. Le nostre vite continuavano come sempre, accompagnate però da una costante ansia sfocata, senza forma. Un’ansia che cercavamo di ignorare, ma che col passare dei giorni aveva cominciato ad attutire tutti i sentimenti: la gioia, la tristezza, a poco a poco erano diventate parte di un grosso polpettone di apatia che stava lì, fermo sullo stomaco. La cittadina come ogni mattina ospitava il mercatino nella grande piazza davanti alle poste, ma l’esercito già presidiava le strade e ci aveva avvisato: nel pomeriggio era previsto l’arrivo delle truppe dei ribelli.
Per strada, tra la folla, incrociavo i sorrisi degli amici di sempre. Nessuno di noi aveva mai combattuto, ma ci avevano dato dei fucili. L’esercito aveva armato anche i civili come noi, così giravamo per la città, con lo sguardo un po’ spaesato; facevamo le prove. Ci appostavamo dietro i muretti e scherzavamo scimmiottando i militari.
Sembrava che non dovesse succedere.
Poi all’improvviso un boato.
Due razzi ci passano oltre, sulla testa. Tre esplosioni davanti a noi. Il fumo che riempie gli occhi, le urla. Un’altra esplosione, più vicina. L’onda d’urto mi sbalza dietro una siepe. Resto lì mentre la nube si dirada, ed ecco i ribelli che avanzano. Persone come noi, senza divisa. Sparano tutti. Chi sono i nemici? A chi devo sparare? Prendo la mira. Non so cosa fare. A pochi metri da me un ragazzo che non conosco si nasconde dietro un muretto. Ha gli occhi impauriti, come me. Ci guardiamo, ci scambiamo un segno d’intesa. “Coraggio!” gli dico. Ma quella non è la sua lingua. Mi punta la pistola contro.
Spara.
E mi sveglio.
Sono uno che si dimentica tutto.
uno che si è dimenticato cosa significa andare dal parrucchiere.
Sono uno che ride da solo.
Sono uno che non piange da solo.
Sono uno che odia le cose preconfezionate.
Sono uno a cui piace smontare le cose.
Sono uno a cui piace anche rimontarle, le cose.
Sono uno a cui non piacciono i dolci, ma la panna montata sì.
Sono un montato, come la panna, ma ho superato i 33 anni, quindi sono rancido.
Sono uno che non si entusiasma mai, oppure che si entusiasma troppo.
Sono uno a cui piace conoscere la gente rotta.
Sono uno che si rompe in fretta della gente che non ha dubbi.
Sono uno a cui piace il silenzio senza gli imbarazzi del silenzio.
Sono uno a cui piace ascoltare il fondo del mare.
Sono uno a cui piace guardare il fondo del bicchiere.
Sono uno a cui piace toccare il fondo.
Risalire, anche risalire mi piace, ma per arrivare alla cima ci sono molte strade, e io sono ancora fermo all’incrocio.